La Biglia

Pubblicato: febbraio 15, 2012 in Morso della Tarantola

Tutte le volte, in prossimità dell’uscita per Imola, passando sull’A14 (e capita almeno due volte al mese), non posso non guardarlo e ricordare. Devo anzi confessare che spesso mi sposto sulla prima corsia, se vado verso Rimini, decellero, abbasso il finestrino e lo saluto con la mano. Lo so è un atteggiamento infantile. Ma d’altronde quell’enorme biglia fa ritornare tutti bambini. Solo che questa volta il ricordo dei giochi sulla spiaggia, quando prendevo a schicchere le biglie con le immagini dei ciclisti, è sovrastato dalle emozioni vissute davanti alla televisione.  E nei miei ricordi è esattamente come nella biglia: in piedi sui pedali, sulla faccia sempre una smorfia di fatica, tutt’uno con i muscoli tirati nello sforzo. Così lo immaginavo anche davanti ad un piatto di tagliatelle tirate a mano, la domenica, quando il padre o il fratello di Cristina tornando dai loro cento chilometri in bicicletta, raccontavano di averlo visto su un tratto della Nove Colli passare come uno scoiattolo. Troppo veloce, il Pirata. Troppa la fatica fatta per arrivare in cima alla montagna. Troppo il dolore nello scendere da solo nell’inferno di stanze di albergo vuote ed anonime. Come quella dalla quale scrivo. Per me non esiste notte tanto lunga da non vedere il giorno. Per Marco non esisteva salita tanto lunga da non poter arrivare in cima. Io non riuscirò mai a salire in cima, Marco non ha saputo aspettare il giorno. Se però riesco a sopravvivere alla notte è anche perchè guardare Marco Pantani che sale l’Alpe D’Huez o l’Aprica mi da la forza. Lo so, è infantile anche questo, ma siamo tutti un poco bambini che vorrebbero ancora giocare a biglie sulla spiaggia. Quello che però non torna, è quello che non abbiamo ancora vissuto. E basta aspettare un nuovo giorno per provarci.

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