La tradizione non si smentisce e poi si sa, la cultura si respira nell’aria dove si vive. Così ci indigniamo facilmente della pochezza dei nostri politici se confrontata con quella dei paesi più industrializzati (e non solo), ma poi siamo i primi a saltare una fila, a parcheggiare dove non si dovrebbe, a guidare con il telefonino in mano, a guidare dopo aver bevuto solo un poco … Tanto cosa vuoi che sia in confronto a quello che fanno gli altri.
Questo conportamento, da furbetti del quartierino, tutto italiano, si esalta nei grandi appuntamenti specialmente all’estero. E cosa c’è di più grande della maratona di New YorK? E così, ogni anno due giorni dopo la maratona, scarico il file degli italiani arrivati e naturalmente si trovano sempre non poche incongruenze. Devo dire che quest’anno quelli che sembrano i sarti più eclatanti, sono maratoneti da gratta e vinci. Non ho altro termine per dipingere chi taglia per concludere la gara in 5 ore o più. Probabilmente sono andati a New York in vacanza grazie al gratta e vinci appunto, e ne hanno approfittato per fare prima una corsetta in compagnia, poi una camminata tra amici, poi un salto al bar, la metro finalmente vuota, e poi all’arrivo a prendere la medaglia. Per dire io c’ero. Io ho corso la maratona di New York. Yeah. Almeno quando imbrogliamo facciamo le cose per bene, che ne so come Rosie Ruiz che ha vinto la maratona di Boston nel 1980 prima donna con il record di 2 ore e 31, salvo poi scoprire che era uscita dalla folla solo a due miglia dall’arrivo.
Certo la maratona è un calvario e pochi hanno voglia di soffrire fino in fondo. Ma se vogliamo un paese migliore dobbiamo cominciare tutti, la rivoluzione, dalle piccole cose. Perchè se in Italia nessuno saltasse la fila, se tutti parcheggiassero dove si può, se si osservassero le regoli normali del vivere civile, allora state sicuri che non avremmo lo stato che abbiamo.
Non è difficile, basta portare ognuno la sua piccola croce, senza lasciare a questo povero cristo di portarla per tutti … anche nella corsa.